Orecchiette con le cime di rapa

Ovvero la poesia che i pugliesi hanno scritto in onore della loro terra e della vita contadina,
un po’ amara, ma ricca di sensazioni autentiche che ti porti nel cuore tutta la vita.
Io le interpreto così:

orecchiette con le cime di rapa

Ingredienti per 4 persone:

  • 500g orecchiette fresche
  • 700g di cime di rapa già pulite
  • un pizzico di bicarbonato (facoltativo)
  • un vasetto piccolo di alici sott’olio (oppure 4 sarde sotto sale)
  • 2 spicchi di aglio privati del germe interno (la parte verde, che è indigesta)
  • peperoncino
  • capperi (aggiunta eretica mia!)
  • pomodorini (facoltativi, io non li metto, guastano il colore!)
  • olio d’oliva e sale q.b.

Procedimento:

  1. In una pentola di acqua bollente salata e con l’aggiunta di un pizzico di bicarbonatoo (per favorire una migliore cottura e digeribilità) mettere a cuocere le cime di rapa, praticando un taglio a croce alla base dei fusti che risultino essere più spessi, in modo da avere tempi di cottura uniformi.
  2. Quando sono cotte, prelevarne una parte (circa un terzo o più) e frullarle con il minipimer; mettere a cuocere la pasta nella stessa acqua di cottura della verdura insieme alle cime di rapa restanti.
  3. In una padella sufficientemente larga ad accogliere la pasta scaldare l’olio con due spicchi di aglio lasciati interi, le alici (anche tutte quelle contenute nel vasetto, si devono sentire! Ovviamente senza l’olio!) i capperi e il peperoncino tagliato a metà, privato dei semi solo se non amate molto il piccante.
  4. Quando l’olio è caldo e ben profumato versare il passato di cime di rapa quindi unire la pasta e la verdura rimanente e saltare la pasta per uno o due minuti. Se volete aggiungere i pomodorini, uniteli tagliati a spicchi poco prima di saltare la pasta, in modo che il tutto non si colori troppo di arancio, però secondo me meglio senza!
  5. A piacere servire con briciole di pane tostato.
    La variante salvatempo: potete cuocere le cime di rapa in anticipo e conservarle in frigo senza condimento ma con un po’ della loro acqua di cottura, anche per un paio di giorni. Mettete a scaldare la verdura frullata con la sua acqua e la pasta fresca a cuocere direttamente in essa (aggiungendo altra acqua bollente al bisogno). Preparare il soffritto di aglio e alici in un pentolino a parte e unire a fine cottura.

orecchiette con le cime di rapa


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16 risposte a “Orecchiette con le cime di rapa”

  1. ho appena finito di lavare i piatti (quindi, ho già cenato … per la cronaca pasta e faglioli – ‘na cosetta leggera!! 😉 …) ma un piattino di orecchiette come quello della foto, l’asaggerei volentieri!! slurrrrrrrrrrrrp!

  2. Che belle! E che bello quello che hai scritto riguardo le caratteristicche del piatto che rispecchiano una vita contadina amara ma intensa :). La cucina rispecchia le persone!!

  3. Perché frullare le cime di rapa snaturamdo un piatto antico? Del sapore dei capperi qui, non ne parliamo proprio… Certo è una tua interpretazione, ma francamente mi lascia molto perplessa. Scusami, rispetto alle ricette pugliesi divento quasi integralista, è più forte di me 😉
    Comunque, hai un bel blog!!!,
    Ciao,
    Ornella

  4. Ciao Ornella e grazie del commento.
    Se avessi proposto questa ricetta come l’originale antica ed autentica molte cose sarebbero di certo errate. E ti assicuro che da pugliese che vive in Puglia e ama la sua terra non c’era nessun intento da parte mia di snaturare o svilire un piatto.
    Però se dobbiamo “limitarci” a ripetere le ricette tradizionali senza aggiungere/sostituire cambiare qualcosa finiremmo con il mangiare sempre le stesse cose. Non che non siano buone, intendiamoci, ma allora tutti noi foodblogger posteremmo (ancora di più di quanto in parte non lo facciamo già) sempre le solite ricette, o l’ammatriciana non sarebbe mai stata inventata se non a partire dalla gricia, e via dicendo!
    Certo davanti ad alcune ricette o reinterpretazioni abbiamo tutto il diritto di restare perplessi o anche inorriditi, i capperi la prima volta li aggiunsi quasi per sbaglio e mi piacque il risultato, quanto al frullare parte della verdura è un modo per rendere il tutto più legato e cremoso. Magari si può provare una “variante” alla volta! 😉
    A presto!

    • Sulle orecchiette e rape ho letto tali e tante castronerie che sto facendo una vera e propria crociata!!! 😀 😀 😀
      Mi spiego meglio… Ho notato che nostra cucina pugliese seppur apprezzata, viene sistematicamente bistratta, quasi considerata una cucina di serie B che può essere interpretata in ogni modo e maniera. Così facendo si commettoni i peggiori abomini, come quello di mettere il formaggio sulle cime di rapa! Vedi Cotto & Mangiato.. 😦
      SE noi pugliesi per primi non la diffondiamo e la difendiamo nel modo corretto che ne rimarrà per i posteri dopo tutti questi rimaneggiamenti? Credo che sia fondamentale per prima cosa dare un’informazione corretta… poi ci si può sbizzarrire con le mille varianti che ciascuno ha nella tradizione della propria famiglia, del proprio paese ecc… senza snaturare un piatto che è uno dei fiori all’occhiello della nostra gastronomia! Prova a “toccare” un piatto napoletano o toscano.. saltano su
      tutte le furie!!!! 😀
      Allora prima cerchiamo di rifare i piatti tradizionali senza errori e facciamoli conoscere per quello che sono, poi facciamo le varianti che più ci piacciono, a nostro personalissimo gusto, precisando bene che non si tratta di ricette originali.. OK?
      Se ti va, puoi venire a leggere cosa ho scritto in proposito in 2 post…
      Piesse: Nessuna di noi è di San Marzano. Sono tarantina trapiantata a Bari… 😉

  5. Trapiantata a Bari lo sono anche io!
    Quello che dici è giusto, ma anche quando si posta la ricetta “tradizionale” c’è sempre qualcuno che verrà a dire “No! nelle vera ricetta questo non si fa” Oppure “la vera origine è un’altra…”.
    Io ho avuto l’umiltà di presentare un piatto di orecchiette con le cime di rapa fatto come piace a me, specificando si trattasse di una mia versione e sopratutto indicando cosa è “eretico”.
    Alcune “fonti” tradizionali ritengono rientrarci anche i pomodori che secondo me “azzeccano” ancora meno.
    Ho deciso di non addentrarmi nelle dispute sulla tradizione, piuttosto preferisco ricordare i piatti così come si fanno “a casa mia”, perché quelli si, se non li metto nero su bianco, non potrò recuperarli mai più da nessun altro. Non trovi!?
    Poi a me piace il dialogo anche in cucina.
    Io non vedo questo “approccio” alla cucina Pugliese come se fosse di Serie B, e per quel che riguarda la Parodi ne fa di castronerie che non si contano più, e con riferimento a tutte le regioni. Poi noi dalla puglia notiamo più quelle rivolte alla nostra cucina, ovvio! 😉

    • La Parodi è solo un esempio! 😀 Certo che ne combina di cotte e di crude e ne ha per tutti!! 😀
      SE parlo delle mie tradizioni e qualcuno mi dice che a casa sua o al suo paese si usa un procedimento diverso, non ho che da imparare… Non posso vederla come una critica o una diatriba, ma al contrario è un arrichimento per tutti. Questo è il mio personalissimo punto di vista ed il mio approccio alla cucina in genere. Tutto qui!
      Non a caso il mio blog si chiama Ammodomio, faccio esattamente come te:condivido le ricette di casa mia! 😉

  6. Mi è piaciuto il confronto con Ornella che, peraltro, penso di conoscere (siamo tutti tarantini esuli in terra di Bari). Effettivamente hai detto trattarsi di varianti personali, pertanto lecite, se qualcuno ci volesse mettere la senape e dice “alla senape” chi glielo può impedire, del resto ha apportato varianti sensate e condivisibili, noi stessi, considerando la nostra ricetta “abbastanza tradizionale ma non del tutto” senza minipimer ma con una precottura totale o parziale, otteniamo lo stesso risultato, solo apparentemente più accettabile perché ottenuta con la cucchiara di legno. Mi piace il tuo blog e mi farà piacere dare una occhiata di tanto in tanto. Ciao

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